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Obama: "Il mio è un bilancio onesto" "Più tasse per i ricchi

E l'assistenza sanitaria sarà per tutti"

2009-02-028

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2009-02-27

Presentato Il piano finanziario usa. "Il mio è un bilancio onesto"

Obama: "Più tasse per i ricchi

E l'assistenza sanitaria sarà per tutti"

Il presidente americano: "Impegno storico per riformare la sanità". E sull'Iraq: via le truppe dall'agosto 2010

WASHINGTON (USA) - "Sacrifici", soprattutto per i ricchi, ma anche maggiore equità sociale, con l'"assistenza sanitaria" per tutti gli americani. Barack Obama ha presentato così il piano di bilancio del governo federale degli Stati Uniti, dove è contenuto "un impegno storico per la riforma della sanità". Dalla finanziaria per l’anno fiscale 2010 emerge un quadro a tinte fosche: il deficit degli Stati Uniti infatti si dovrebbe attestare nel 2009 a 1.750 miliardi di dollari, il più alto dai tempi della Seconda guerra mondiale. E Obama, parlando di un bilancio corposo ma anche "onesto" ("In passato altri bilanci per anni non hanno detto la verità", ha detto) ha annunciato che intende dimezzare il deficit entro la fine del suo primo mandato, nel gennaio 2013 e che sono stati già identificati risparmi per circa duemila miliardi di dollari.

SUSSIDIO PER DISOCCUPATI - Sulla sanità il presidente ha chiarito che il suo bilancio si prefigge di rendere l'assistenza più accessibile ai milioni di americani che hanno perso il posto. Obama ha parlato di un sussidio, in vigore dal 26 febbraio, che aiuterà sette milioni di americani che hanno perso il lavoro a conservare la mutua che avevano prima del licenziamento. La misura è compresa nel pacchetto di stimolo. "Sette milioni di americani avranno una cosa in meno di cui preoccuparsi quando vanno a dormire", ha detto Obama.

RINUNCE E SANITÀ - L'inquilino della Casa Bianca ha rivolto all'America un invito alle "rinunce" per uscire dalla crisi, in vista di "scelte difficili": "Dovremo rinunciare a cose che ci piacciono ma che non ci possiamo permettere", ha detto il presidente spiegando inoltre che anche a livello di governo "sarà necessario tagliare cose che non ci servono per pagare quelle che servono", ovvero una grande riforma della sanità, per estendere a tutti l'assistenza pubblica, "anche tassando i più ricchi". Più in particolare per finanziare la nuova manovra che riguarda la sanità (la spesa prevista è di 634 miliardi di dollari) il presidente ha proposto il primo aumento delle tasse da 16 anni per le famiglie ad alto reddito (quanti guadagnano più di un quarto di milione di dollari all'anno) e una drastica revisione dei pagamenti alle assicurazioni private collegate a Medicare, la mutua per gli anziani.

RICCHI - Il piano di bilancio prevede di risparmiare svariati miliardi di dollari non rinnovando gli sgravi fiscali concessi all'amministrazione Bush ai già ricchi. Saranno interessati da questo provvedimento tutti gli americani che guadagnano oltre 250.000 dollari o 250.000 per le coppie sposate. Per i contribuenti oltre questa soglia, l'incidenza fiscale passerà rispettivamente dal 33% e dal 35% al 36% e al 39,6%.

TAGLI ALLA SPESA - Quanto al deficit, Obama ha spiegato che "soltanto in questi ultimi 30 giorni" la sua amministrazione ha identificato "riduzioni pari a 2mila miliardi, che ci aiuteranno - ha detto il presidente americano - a diminuire della metà il deficit entro la fine del mio mandato". Il presidente ha citato in particolare risparmi per 20 milioni con tagli nell'agricoltura, 200 milioni tagliando i fondi per le miniere abbandonate e riduzione per svariati programmi nella pubblica istruzione. Senza dare maggiore dettagli, Obama ha parlato di risparmi per quasi 50 miliardi riducendo sussidi eccessivi e sgravi fiscali.

IRAQ: VIA LE TRUPPE DAL 2010 - Un capitolo a parte nella legge di bilancio è dedicato alle guerre. Dove il presidente americano ribadisce quanto annunciato già in altre occasioni sull'Iraq: le truppe americane andranno via dall'agosto 2010. Tuttavia Obama ha detto ai parlamentari che lascerà da 35 a 50mila soldati come consiglieri delle forze irachene e per proteggere gli interessi statunitensi. Obama non ha risparmiato stilettate all'amministrazione Bush sulle spese di guerra. "Questo budget rivela i veri costi della guerra in Iraq" ha detto il presidente Usa ricordando la confusione intenzionale creata dal precedente inquilino della Casa Bianca sui reali oneri sopportati dal paese per finanziare le operazioni belliche nel paese. Obama ha previsto per le guerre in Iraq e in Afghanistan, dove intende rafforzare la presenza militare americana, spese pari a 130 miliardi di dollari nel 2010. Quest'anno le spese militari per le due guerre prevedono stanziamenti eccezionali per 75,5 miliardi, con richieste complessive del Pentagono pari a 141 miliardi. Complessivamente, le spese militari previste per l'esercizio 2010, che scatta il primo ottobre, sono pari a quasi 664 miliardi di dollari, in aumento dell'1,5%.

250 MILIARDI PER LE BANCHE - L'amministrazione Obama potrebbe chiedere inoltre al Congresso nuovi fondi per il maxi-salvataggio del sistema finanziario: altri 750 miliardi di dollari da mettere a disposizione delle istituzioni finanziarie travolte dalla crisi. È quanto emerge dalle prime indiscrezioni sul piano di bilancio, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg. Più in dettaglio - ha spiegato un funzionario dell'amministrazione - il provvedimento sarà inserito nella manovra di bilancio sotto la cifra di 250 miliardi perché, in base alla normativa vigente, bisogna registrare i costi netti del piano a carico dei contribuenti. La Casa Bianca - ha comunque precisato la fonte - ancora non ha deciso se per sostenere il settore finanziario, ci sarà bisogno di un aiuto di tale entità.

CITIGROUP - Citigroup, intanto, potrebbe annunciare già in giornata di aver trovato un accordo con il governo americano per nuove infusioni di capitale in cambio di una partecipazione a favore del Tesoro che potrebbe raggiungere il 40%. L'operazione si configura come una forma di "seminazionalizzazione". Non mancano però conseguenze potenzialmente gravi: la legge messicano, per esempio, impedisce a qualsiasi impresa controllata da un governo straniero in misura superiore al 10% di operare nel Paese. Il problema è che Citigroup controlla Banamex, il gruppo finanziario messicano che considera il suo gioiello della corona e di cui non vorrebbe affatto privarsi.

 

26 febbraio 2009(ultima modifica: 27 febbraio 2009)

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